giovedì 8 novembre 2018

SOCIOLOGIA

LE ORIGINI DELLA SOCIOLOGIA
LE RADICI FILOSOFICHE
NATURALISMO E CONTRATTUALISMO

In precedenza era compito dei filosofi spiegare il funzionamento e le cause dei fenomeni naturali, dell'essere umano, della società e solo in seguito le singole discipline si sono emancipate.  Il primo filosofo che utilizzò la parola "sociologia" fu August Comte. Per molto tempo dominò la concezione naturalistica, secondo la quale la società sarebbe un fatto naturale scaturito dalla socievolezza istintiva umana. 
Emerse inoltre il problema della compatibilità tra individui e norme, a cui si trovò soluzione con la teoria del contratto sociale, che erano delle regole di convivenza certe e condivise. 

MONTESQUIEU E LO "SPIRITO DELLE LEGGI
Negli anni dell'illuminismo si affermò che lo stato di natura e il contratto sociale fossero solo delle ipotesi astratte.
Montesquieu sostenne che la teoria del contratto sociale fosse priva di attenzioni per l'evoluzione storica delle culture. Nella sua opera, Lo spirito delle leggi, tentò di fornire un'analisi empirica dei fatti sociali. Per lui quindi, le norme che governano la vita sociale  variano a seconda di condizione esterne ed interne. 

JEAN-JAQUES ROUSSEAU

Secondo Rousseau la storia dell'umanità sociale è una storia di degenerazione e di corruzione rispetto all'iniziale stato di natura, dove tutti erano liberi e uguali.
Lui individua i criteri su cui fondare una convivenza più giusta ed equilibrata e individua anche delle norme idonee per evitare la completa corruzione della società attuale, per realizzarne una migliore

domenica 4 novembre 2018

PEDAGOGIA

IL MAESTRO E IL SAPERE
 
IL MAESTRO SECONDO TOMMASO D'AQUINO
Tommaso D'Aquino dedica l'intera questione XI della quaestio disputa De veritate al tema del maestro e all'insegnamento.
Egli sostiene che gli esseri creati posseggano una capacità causativa e che, pur dipendendo nel loro essere e nel loro esistere da Dio, non siano inutili.
Infatti gli uomini assomigliano a Dio e il loro posto non può essere preso né da Dio né da idee o forme sostanziali fuori dalla realtà sensibile.
Se all'essere umano fosse stata negata la capacità di causare qualcosa, allora anche il problema del maestro sarebbe stato negativamente risolto: nessun uomo può insegnare qualcosa ad un altro individuo.
 
LA POSIZIONE DI AVICENNA
Avicenna interpretava Aristotele attraverso uno schema neoplatonico.
Egli faceva dipendere la conoscenza da un intelletto separato (intelletto agente) nei confronti del quale il soggetto avrebbe un ruolo passivo.
In questo caso, l'azione del maestro, è esclusivamente preparatoria e accidentale, poiché l'atto di conoscenza dipende dall'illuminazione dell'intelletto agente.
Sostituendo Dio all'intelletto agente, la dottrina araba poteva essere accettata anche in ambito cristiano. In questo caso l'intelletto umano restava passivo ed era messo in grado di conoscere dall'illuminazione divina, talune capacità.
In questo caso, l'azione del maestro, si riduce ad una funzione preparatoria e stimolatrice.
 
LA POSIZIONE DI AVERROÈ
Egli riteneva che sia l'intelletto agente che quello passivo fossero unici e separati e che anche se la scienza e la conoscenza conducevano ad un' unica intelligenza (esterna agli esseri umani), fonte della loro universalità e stabilità.

 
LA RISPOSTA DI TOMMASO


Tommaso rifiutò sia la tesi di Avicenna che quella di Averroè, scegliendo una via intermedia che pone nel concorso di cause esterne e interne il fulcro del conoscere.
Il sapere è attivo nell'uomo, bisogna però farlo passare attraverso la potenza dell'atto.
L'insegnante conduce quindi alla conoscenza di ciò che non si sa nello stesso modo in cui uno potrebbe giungervi in maniera inventiva.
 
IL RAPPORTO TRA MAESTRO E ALLIEVO
Il maestro può insegnare poiché in forza di una conoscenza già acquisita e attuata, aiuta il passaggio, che può avvenire solo nel discepolo, dalla conoscenza potenziale a quella attuale, consentendogli di apprendere.
Il rapporto pedagogico tra maestro e allievo è visto da Tommaso sotto l'aspetto del sapere e del progresso della conoscenza.
 
 
 
IL RUOLO SOCIALE DEL MAGISTER
 
DA MAGISTRI A PROFESSORES
Nel tardo medioevo la figura del magister acquisì un'importanza sempre maggiore.
Il magister universitario, è un uomo di mestiere che svolge una professione nella quale è competente e autorevole, e riconosce il legame necessario tra scienza e insegnamento.
I professori universitari, diventarono una vera e propria corporazione, poiché acquistarono dei caratteri  molto importanti e dei privilegi.
Professore significa infatti, aver scienza in un determinato campo nel quale si può eccellere.
 
CUSTODE DELLA VERITÀ
Il magister doveva mantenere un legame tra la sua attività di ricerca e l'insegnamento, nel senso di non tener per se (o per pochi intimi) ciò che scopriva  e di essere autorevole in ciò che insegnava.
Il legame tra studio e docenza era reso saldo dalla continua ricerca della verità che era impresa anche comune.
 
UNA PROFESSIONE PRIVILEGIATA
Il magister aveva anche un ruolo sociale, che era riconosciuto agli universitari come uno statuto speciale, quindi facevano parte di un corpo privilegiato.
In alcuni casi potevano beneficiare esenzioni da obblighi personali e patrimoniali.
La dignità del magister era grande e rispettata, a tale dignità il magister deve corrispondere con competenza e rigore.


sabato 3 novembre 2018

ANTROPOLOGIA

LA CONTINUA TRASFORMAZIONE DELLE CULTURE
I CAMBIAMENTI DEI MODELLI: I CONFLITTI GENERAZIONALI
 
Le incomprensioni e i conflitti sono tanto più intensi quanto più rapido è il cambiamento.
In diversi casi i conflitti intergenerazionali sono stati e sono molto forti poiché si scontrano visioni del passato, del presente e del futuro spesso inconciliabili e in contraddizione tra loro.
 
 
 
LA SELEZIONE DEI MODELLI
I modelli culturali sono in continua tensione con altri modelli culturali. La cultura è infatti un complesso di modelli selezionati.
Le generazioni molto spesso ereditano dei modelli culturali dalle generazioni precedenti ma ne acquisiscono anche dei nuovi che adattano in base alla propria esperienza, oppure per l'influenza di fattori provenienti dall'esterno.
 
I MECCANISMI DELLA SELEZIONE
 
 
La selezione culturale si esercita al fine di accogliere elementi culturali che si coniughino con i modelli in vigore, quanto allo scopo di bloccare l'eventuale intrusione di modelli incompatibili con quelli in atto.
Il rifiuto nei confronti di altre culture si rivelò essenziale alla sopravvivenza della religione delle popolazioni locali, poiché senza il rifiuto, la loro religione, si sarebbe modificata.
 
 
 
LE CULTURE COME SISTEMI APERTI O CHIUSI
Tramite i processi selettivi, le culture rivelano il loro carattere di sistemi aperti o chiusi al tempo stesso.
Esistono quindi culture più aperte confronto ad altre ad assorbire modelli ed elementi provenienti da culture differenti.
Questo processo è chiamato acculturazione.
 
L'IMPORTANZA DELLA CONDIVISIONE DEL MODELLO
La dimensione comunicativa è fondamentale per qualunque processo di tipo culturale: per essere efficaci i processi devono essere riconoscibili da tutti e comunicabili.
 
CONDIVISIONE E CODICI CULTURALI
"Condiviso" vuol dire essere riconosciuto come facente parte di un sistema comune di significati.
La cultura, per far si che venga conosciuta, deve essere trasmessa e condivisa.
 
IL RUOLO DEI MODELLI CULTURALI NELL'AGIRE PRATICO: ISTINTI E CULTURA
Gli esseri umani non potrebbero vivere senza dei modelli culturali.
La cultura è operativa poiché qualunque atto è guidato dai modelli culturali che mettono l'essere umano in condizione di agire in relazione ai propri obbiettivi.
 
IL RUOLO DEL LINGUAGGIO NELLE CULTURE UMANE
Gli esseri umani, a differenza degli animali, hanno il vantaggio di possedere un linguaggio articolato con il quale sono in grado di esprimere sfumature varie riguardanti azioni da eseguire. Se per cultura intendiamo invece un complesso di significati le cose cambiano notevolmente.
 
IL RUOLO DEI MODELLI NELLE OPERAZIONI MENTALI
La maggior parte delle operazioni mentali e pratiche che gli esseri umani compiono nella loro vita quotidiana non costituisce un oggetto di riflessione esplicita da parte di chi le compie, Infatti è come se fossimo programmati culturalmente ad affrontare il mondo fisico.
 
LA NOZIONE DI HABITUS
La nozione di habitus fu definita dal sociologo francese Pierre Bourdieu.
L'habitus è quindi un sistema di disposizioni che tendono a farci agire e pensare istintivamente in un determinato modo. L'habitus genera quindi comportamenti culturali regolari.

venerdì 2 novembre 2018

ANTROPOLOGIA

ORIGINI E METODI
ANTROPOLOGIA SIGNIFICA...
LA SCIENZA CHE STUDIA IL GENERE UMANO

Antropologia è una parola che deriva dal greco e significa studio del genere umano.
Le scienze che studiano il genere umano sono molte: psicologia, filosofia, sociologia, storia, demografia, geografia e genetica.
Dobbiamo quindi chiederci: quale aspetto del genere umano è studiato dall'antropologia?




LO STUDIO COMPARATIVO DELLE DIVERSE CULTURE
L'antropologia studia il genere umano dal punto di vista culturale, occupandosi delle idee e dei comportamenti tipici degli esseri umani che vivono in società lontane nello spazio e nel tempo.
Lo scopo dell'antropologia non è solo quello di conoscere le differenze, ma anche di studiarne le somiglianze tra idee e comportamenti tipici di società tra loro diverse.

SOCIOLOGIA

VILFREDO PARETO Vilfredo Pareto ha svolto delle ricerche sui fattori che rendono non-logiche la maggior parte delle azioni umane cons...